venerdì 15 novembre 2024

Mauss e Levis-Strauss

 Marcel Mauss e Claude Lévi-Strauss: 

L’antropologia del Novecento è stata profondamente influenzata dalle teorie di Marcel Mauss e Claude Lévi-Strauss, due pensatori che, sebbene appartenenti a contesti teorici e metodologici differenti, hanno contribuito in modo significativo a definire il campo della disciplina. Le loro ricerche si sono concentrate principalmente sulle pratiche culturali e sociali.


Marcel Mauss 



Mauss, antropologo francese legato alla scuola sociologica di Émile Durkheim, è noto principalmente per il suo saggio “Saggio sulla Dádiva” (1925), dove esplora il concetto di “dono” all’interno delle società primitive e moderne. La sua analisi si allontana da una visione economica del dono come transazione materiale per concentrarsi sul suo significato sociale e simbolico. Mauss osserva che il dono non è mai gratuito; esso implica sempre una sorta di obbligo di ritorno, creando così legami reciproci tra gli individui. In questo senso, il dono diventa un meccanismo di coesione sociale: attraverso il dare e il ricevere, si stabiliscono legami di fiducia e obblighi che legano le persone in una rete di relazioni.


Mauss esplora il dono come una pratica che va oltre il semplice scambio materiale: è un atto che implica aspetti morali e simbolici e che è fondamentale per la creazione e il mantenimento delle strutture sociali. Per esempio, nel caso dei “potlatch” praticati dai nativi nordamericani, il dono diventa uno strumento di potere, dove il ricevente si trova obbligato a restituire in modo simile, perpetuando un ciclo di interdipendenza sociale.


Claude Lévi-Strauss 


Claude Lévi-Strauss, uno dei principali esponenti dell’antropologia strutturalista, ha studiato le strutture profonde della mente umana e come queste si riflettano nelle pratiche culturali e nei miti delle diverse società. Lévi-Strauss ha cercato di dimostrare che tutte le culture, pur nella loro varietà, condividono strutture comuni. Queste strutture non sono immediatamente visibili, ma si manifestano in forme di opposizioni binarie (come maschile/femminile, natura/cultura, vita/morte), che costituiscono il fondamento delle narrazioni mitologiche e dei riti.



Lévi-Strauss ha inoltre applicato il suo approccio strutturalista all’analisi dei riti e dei costumi, cercando di identificare le regole sottostanti che governano il comportamento umano. Secondo lui, ogni cultura costruisce una propria “grammatica” sociale, che è il prodotto di un inconscio collettivo e che si riflette nelle pratiche sociali, nei miti, nelle leggi e nelle tradizioni.


Confronto tra Mauss e Lévi-Strauss


Sebbene le opere di Mauss e Lévi-Strauss trattino tematiche simili, vi sono delle differenze significative nelle loro prospettive. Mauss si concentra principalmente sulle dinamiche sociali e le pratiche concrete, come il dono.La sua antropologia è più orientata verso l’analisi delle pratiche quotidiane e dei comportamenti, con una forte attenzione al ruolo del sociale nelle forme di scambio.


Lévi-Strauss è più interessato alle strutture mentali universali che stanno alla base dei fenomeni culturali. La sua prospettiva è più teorica e astratta, focalizzandosi su come la mente umana costruisce significati attraverso opposizioni binarie e simboliche.


Tuttavia, entrambi condividono l’idea che la cultura non debba essere studiata solo come una somma di pratiche e credenze individuali, ma come un sistema complesso di relazioni che coinvolge aspetti sociali, simbolici e psicologici. Entrambi mettono in luce come le pratiche culturali e sociali siano radicate in sistemi di significato che trascendono il livello individuale e immediato, e come questi sistemi contribuiscano alla coesione e alla stabilità sociale.


Conclusione


In sintesi, mentre Mauss ha influenzato l’antropologia con la sua analisi dei meccanismi di scambio e reciprocità, e il suo focus sul lato pratico e sociale della cultura, Lévi-Strauss ha fornito un quadro teorico più profondo, esplorando le strutture mentali universali che definiscono le culture. Entrambi, comunque, hanno contribuito a una visione della cultura come un sistema complesso, in cui pratiche, significati e strutture sociali sono intimamente legati.

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